
In tempi di colombe e uova di cioccolato, uno si aspetterebbe pace e buoni sentimenti. E invece no. A Sanremo, dove dovrebbe regnare l’armonia della musica, si combatte a colpi di diffide e bandi. Il protagonista? Il Festival di Sanremo. O meglio: il nome “Festival di Sanremo”, che la Rai ha appena diffidato il Comune dal utilizzare senza autorizzazione. Eppure, il Comune è — nero su bianco — l’unico titolare dei marchi “Festival della Canzone Italiana” e “Festival di Sanremo”. Insomma, la “musica” della prossima edizione non è ancora cominciata, ma le note stonate abbondano.
Il colpo di scena arriva il giorno dopo la pubblicazione da parte del Comune (leggi qua) dell’avviso pubblico per individuare il nuovo partner televisivo che, dal 2026, potrebbe – forse – prendere il posto della Rai. E qui scatta il corto circuito: la tv pubblica non ci sta e fa partire la diffida.
Ma intanto il Comune va avanti. Le regole sono chiare: potranno partecipare solo operatori televisivi in chiaro con comprovata esperienza nell’organizzazione di eventi di grande rilevanza. Il bando prevede almeno 6,5 milioni di euro l’anno come base d’asta per ottenere i diritti e almeno l’1% dei ricavi pubblicitari. E tra le clausole più clamorose, anche quella che consente al Comune di rescindere il contratto con l’emittente se gli ascolti scendono di 15 punti sotto la media delle ultime cinque edizioni. Considerando che Sanremo negli ultimi tre anni ha volato sopra il 60%, è una soglia che può far tremare anche Mediaset, e dal nostro “punto di vista” tutelare la RAI.
A criticare apertamente il bando è anche la FIMI. Dalle pagine del giornali “La Stampa” si legge che Il Ceo Enzo Mazza tuona: “Il Comune non considera minimamente il ruolo della discografia, che con investimenti e contenuti permette al festival di esistere. Senza la musica, sul palco di Sanremo ci sarebbero solo i fiori”. E aggiunge: “Serve un rimborso concreto per le imprese discografiche coinvolte”.
Nel frattempo, la Giunta comunale di Sanremo ha deciso di costituirsi in giudizio contro i ricorsi della Rai e della società Je srl, presentati dopo la delibera di marzo che ha fissato i criteri per l’individuazione del prossimo partner. Tutti gli occhi sono ora puntati sul Consiglio di Stato, che il 22 maggio entrerà nel merito della controversia tra Rai e Comune, esplosa dopo la sentenza del Tar che ha imposto la gara pubblica.
Quella tra Comune di Sanremo e Rai è una storia che ha il sapore di una lunga (e travagliata) relazione. “C’eravamo tanto amati”, verrebbe da dire. Eppure, se è vero che il festival è della città, è altrettanto innegabile che a trasformarlo in un evento di portata nazionale (e oltre) è stato proprio il colosso Rai.
In attesa di capire chi salirà davvero sul palco dell’Ariston — e non solo come cantante — la battaglia legale prosegue, mentre lo spirito pasquale sembra essersi perso tra faldoni, percentuali e clausole da capogiro.
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